Quando ricorrere alla
terapia di coppia

La relazione di coppia, come tutte le relazione, è dinamica, in continua evoluzione, nel senso che tende a cambiare ed evolvere nel tempo.
In una coppia stabile e duratura sono molte le vicende della vita che i partners sono chiamati ad affrontare, e tali esperienze hanno un impatto sia sulle due persone, sia sulla relazione. Questi cambiamenti non sempre spingono nella stessa direzione e possono essere vissuti in modo tale da determinare una fase di crisi.
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Se i tentativi di comunicazione nella coppia si infrangono contro barriere che non si riesce a superare, proprio in questa fase può essere utile rivolgersi ad un professionista che si occupa di terapia di coppia. In particolare, un percorso di coppia può essere funzionale se si capisce che si sta andando verso una situazione in cui i due partners sono sempre più distanti emotivamente.
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I quattro cavalieri dell'apocalisse
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John Gottmann, il famoso psicologo americano, considerato un'autorità nel campo della psicoterapia di coppia, ha identificato quattro comportamenti che, se protratti in modo continuativo, secondo le ricerche possono rappresentare avvisaglie attendibili di una possibile rottura di coppia. Gottmann chiama questi comportamenti "i quattro cavalieri dell'apocalisse nelle relazioni di coppia" (Gottmann, 1994).
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CRITICA
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Quando i partners si esprimono attraverso critiche slegate dal contesto, che riguardano perlopiù differenze relative a gusti o tratti di personalità. Quindi i partners finiscono per criticarsi per il fatto di essere diversi, mirando a cambiare l'altro. I vissuti tipici e le frasi caratteristiche in queste situazioni possono essere: "Non mi sento accettato/a per quello che sono"; "Tu sempre..."; "Non hai mai...".
Il nocciolo della questione non sta nel discutere, né tantomeno nell'arrabbiarsi. Tutte le coppie lo fanno. Non sta nemmeno nel criticare comportamenti specifici. Il nocciolo della questione sta nel fatto che, partendo da comportamenti specifici, si finisce con il criticare l'altro per come è, nella sua personalità, non soltanto per qualcosa che fa.
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DISPREZZO
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Il disprezzo ha a che fare con il rispondere al partner con gesti o modalità che sminuiscono, svalutano, deridono. Spesso in questi casi si usa la comunicazione non-verbale (tono della voce, sguardo, postura, gesti), si fa del sarcasmo, del cinismo, si alza gli occhi al cielo, o addirittura si utilizzano frasi più esplicitamente offensive.
Non si arriva in un giorno a disprezzare. Ci si arriva dopo aver accumulato, per diverso tempo, rancori che derivano da situazioni irrisolte. Il rancore accantonato diviene sempre più intenso, fino a manifestarsi sotto forma di disprezzo.
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CHIUSURA
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L'atteggiamento di chiusura consiste in una continua posizione di difesa, che implica una costante negazione delle proprie responsabilità.
Si cerca di dimostrare all'altro che non si merita il trattamento subito, aggrappandosi a giustificazione e scuse più o meno attendibili.
Questo comportamento di rado sortisce l'effetto di far cambiare idea all'altro. Più spesso contribuisce affinché ogni partner divenga "un'isola", smetta di ascoltare l'altro, si focalizzi soltanto sulle proprie posizioni e sul proprio punto di vista. Le conseguenze emotive di tale atteggiamento sono che ciascuno si sentirà incompreso e sempre più solo.
E' chiaro che se la critica e il disprezzo sono elementi abituali allora la chiusura può essere un modo di proteggersi. Spesso, infatti, questi "tre cavalieri" tendono ad apparire insieme.
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OSTRUZIONISMO
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E' forse il più dannoso dei quattro comportamenti, perché segna la fine del dialogo e della comunicazione. La persona che fa ostruzionismo rinuncia a voler capire, ascoltare, comunicare. Replica all'altro attraverso la freddezza dello sguardo e non si preoccupa più di rispondere. Si tratta del massimo della chiusura relazionale ed emotiva.
Spesso l'ostruzionismo è l'atteggiamento che un partner assume quando si sente impotente ed esasperato dopo un lungo periodo di liti contraddistinte da critica, disprezzo e chiusura.
E' più facile ristabilire l'armonia di coppia tra due partners che litigano spesso, piuttosto che tra due partners che hanno rinunciato a comunicare emotivamente.
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E' chiaro che, se si desidera una coppia che funzioni in modo sano e soddisfacente, è necessario intervenire prima che la situazioni divenga compromessa. In questo senso i quattro cavalieri dell'apocalisse si susseguono nella relazione in un escalation in cui il livello di compromissione è sempre più alto, e prima si comincia a lavorare in senso inverso, più aumentano le possibilità di riavvicinamento.
La ricerca ha mostrato che, in queste situazioni, le difficoltà di coppia non si risolvono da sé, non vi è, quindi, una "remissione spontanea", per usare un termine medico, ma i partners, se vogliono ricongiungersi, devono intervenire in qualche modo.
La terapia di coppia rappresenta, in questo senso, uno dei diversi strumenti disponibili e dei percorsi che è possibile intraprendere a tale scopo.
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Può essere utile considerare, a questo punto, che la cosiddetta crisi di coppia può capitare, non è necessariamente una fase catastrofica e non esistono coppie che in tutto il corso della relazione non sperimentano momenti di difficoltà o di tensione.
Nell'uso comune il termine crisi ha assunto un'accezione negativa, ma se guardiamo al significato etimologico di questa parola (Krino = valutare, discernere) possiamo cogliere anche la prospettiva positiva. La crisi, allora, può diventare l'opportunità per poter riflettere e valutare, e può trasformarsi nel presupposto necessario per una rinascita.
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Bibliografia
Gottmann, John, Why marriages succeed or fail, New York: Fireside, 1994

