Sindrome della capanna
Conseguenze psicologiche post-lockdown
In questi mesi di lockdown, da una parte si è atteso con trepidazione il momento per poter uscire di nuovo, dall’altra si è molto parlato delle conseguenze psicologiche che il lungo isolamento sociale avrebbe potuto provocare nelle persone.
Le recenti stime provenienti dalla Società Italiana di Psichiatria indicano che sarebbero oltre un milione gli italiani che stanno sviluppando questa sorta di paura per il deconfinamento, chiamata sindrome della capanna.
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Emozioni e identikit di chi soffre della sindrome della capanna
Nelle persone che presentano questa sindrome compaiono un forte disorientamento e un senso di angoscia al pensiero di lasciare la propria casa, vista come rifugio sicuro. Sono presenti ansia e paura, che non sono solo legate alla possibilità di contagio, ma anche alla ripresa di una vita veloce e caotica dopo un periodo di rallentamento. Altre emozioni che possono manifestarsi sono tristezza e nostalgia per i tempi dilatati e la calma tipici del lockdown, a cui la frenesia dei nostri ritmi prima della quarantena non ci aveva abituato. L’isolamento inoltre, per quanto sofferto, può aver creato delle routine rassicuranti. Oltre allo sforzo mentale della ripresa, anche il nostro corpo potrebbe manifestare sintomi di disagio e di fatica al nuovo cambiamento come l’insonnia, la difficoltà di mantenere la concentrazione, la sindrome del colon irritabile, tensioni e rigidità muscolari, ecc. La persona affetta da sindrome della capanna ha quindi difficoltà ad affrontare di nuovo la vita fuori dal proprio isolamento, fuori dal proprio nido e soffre nel pensare di abbandonare le abitudini a cui si era abituata. Potrebbe presentarsi la paura di non avere più le forze e le risorse personali sufficienti per poter sostenere i ritmi e la vita precedenti al lockdown.
Tale sindrome non è un vero e proprio disturbo psicologico con evidenza scientifica, perché manca di letteratura e casistica, ma comunque è un "quadro" già riscontrato in passato e fonte di disagio temporaneo. Si è presentata già nelle regioni del Nord America, dove le condizioni climatiche invernali costringono alla chiusura totale, ma può essere associata in genere ad ogni periodo di clausura, come per esempio una malattia o, nel caso che abbiamo appena vissuto, alla pandemia del Covid-19. Nella situazione attuale è resa più complessa dal rischio di contagio e dal dover rispettare norme precauzionali che possono avere una ricaduta sulla percezione dei vissuti quotidiani.

Perché compare
Le cause sono varie, proviamo ad elencarne alcune:
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Le nostre case sono diventate un luogo sicuro che ci protegge dal virus, un luogo fatto di routine rassicuranti che schermano dal mondo esterno, minaccioso e incerto.
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Il lockdown ci ha obbligato a rallentare, a stare con i nostri cari, a riscoprire la nostra casa.
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Ciò che si vede fuori, nella nostra città, non è più lo stesso. Fuori non ci aspetta la realtà così come l’abbiamo lasciata, ma una realtà fatta di nuove misure precauzionali, di mascherine, guanti e di distanziamento sociale. Tutto un mondo nuovo a cui doversi adattare.
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Evoluzione della sindrome
Il quadro sintomatologico della sindrome non è complesso e grave come quello di altri disturbi come l’agorafobia, la sindrome da post-incarcerazione, ecc. L’evoluzione di questa condizione è di solito compresa in un arco di tempo limitato. La sindrome, nella maggior parte dei casi, evolve da sola, con il tempo che serve per riadattarsi alla nuova vita sociale.
Nel caso in cui si dovessero riscontrare particolari difficoltà in questo processo di riadattamento, è possibile rivolgersi a psicologi e specialisti per un aiuto individualizzato.
In particolare può presentarsi un’evoluzione complessa della sindrome negli individui con una certa intolleranza all’incertezza, una pervasiva tendenza alla preoccupazione, insieme a un temperamento pessimistico, tendente al pensiero catastrofico e a strategie comportamentali di evitamento.
Come affrontarla
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Differenziare la possibilità che succeda una cosa negativa come il contagio, dall’alta probabilità o dalla certezza che questa cosa accada realmente. La paura può indurre a credere che il peggio accadrà di sicuro, con scenari tragici. In realtà è falso, è soltanto una possibilità non una certezza.

Ciò non significa che si può essere irresponsabili, al contrario, è necessario accettare che esiste la possibilità e che ci si può proteggere rispettando le precauzioni indicate dagli organi competenti. Si deve avere fiducia nel proprio buon senso e nelle capacità del personale sanitario, consapevoli anche del fatto che la maggior parte delle persone hanno superato questo virus con sintomi lievi.
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Tornare alla vita sociale in modo graduale. È necessario darsi del tempo per prendere un po’ le misure a questa nuova situazione e riadattarsi ad abitudini nuove per tutti. È assolutamente normale in questa fase essere confusi, preoccupati e a disagio, può essere utile fare un passo alla volta, ricominciare ad uscire gradualmente, facendo ciò che ci si sente di fare, affrontando le nuove sfide, dalla più abbordabile alla più temibile, uno step alla volta, dal più facile al meno facile.
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Ricordarsi che anche il corpo accumula e conserva le tensioni, quindi è utile cercare di rilassarsi, di sciogliere le tensioni anche a livello muscolare, attraverso strategie mirate come ad esempio la respirazione lenta, la mindfulness, la ginnastica lieve, ecc.
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Assumere un atteggiamento positivo verso il futuro. Si può imparare qualcosa di positivo su di sé da tutta questa esperienza. Non è necessario abbandonare tutte le routine e tutte le cose scoperte su di sé durante il lockdown. Il fatto che la nuova normalità che ci aspetta non sarà esattamente come quella di prima, può rappresentare una grossa opportunità. La si può costruire adottando, certo, comportamenti necessari di prevenzione e obblighi lavorativi, ma si possono mantenere anche routine e aspetti di questa vita più rallentata e più dilatata che si è sperimentato come buoni per sé stessi in questi ultimi mesi. Si può cucirsi addosso una nuova realtà fatta di necessità e di doveri, ma anche di cose semplici ed essenziali, di attività piacevoli, di spazi per sé e di tempo lento da trascorrere con la famiglia o facendo ciò che si desidera.


